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FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI * Vita e morte delle Relazioni

La chiave che apre le porte alla felicità nelle relazioni, è spesso sotto i nostri occhi eppure occulta; come in uno di quei rebus della settimana enigmistica in cui si richiede al lettore di trovare l’oggetto nascosto dietro particolari e forme diverse.

Relazioni – Il Corvo parlante della Settimana Enigmistica

Può capitare così che, le formule e i detti popolari, racchiudano in sé significati ben oltre le rime. Significati che trascendono la comprensione immediata, invitandoci a pensare fuori dagli schemi.

Chi di noi non associa alla pioggia, nel giorno del matrimonio, il detto: “sposa bagnata, sposa fortunata”? Mi sono sempre chiesta cosa potesse esserci di fortunato nel bagnarsi e, magari, sporcare di fango lo splendido e costosissimo vestito da sposa! Finché un giorno ho scoperto un’ulteriore interpretazione che vuol intendere, in quella sposa bagnata, una sposa sessualmente… diciamo così: stimolata.

Finché morte non ci separi – relazioni – sposa “bagnata”

Ci sono rimasta di stucco, ma tutto a un tratto, quel detto ha riacquistato un suo senso più verosimile.

Il matrimonio, l’unione. La sposa fortunata col suo sposo; innamorata del suo sposo. Lo sposo emozionato e pronto a darle spazio nella propria vita e a prendersi cura di lei. Mi piace immaginare in questo sacramento, (o impegno sacro ben oltre i connotati religiosi nell’unione), una veste che di sacro ha la miracolosa congiunzione.

Finché morte non ci separi – Relazioni – la dimensione della coppia

Due individui liberi, due mondi che scelgono di unire i propri regni per ampliare i confini della propria terra esistenziale. Voglio immaginare nel matrimonio (a prescindere dalla tipologia del rito che lo celebra) l’emblema della relazione, del consapevole impegno responsabile tra i due che si dispongono a condividere la quotidianità “finché morte non ci separi”.

Un po’ come l’inizio di ogni relazione sentimentale; quando gli innamorati che vivono in simbiosi e si sentono invincibili, vogliono “vivere per sempre felici e contenti”.
Relazioni – il mito del vissero per sempre felici e contenti

Quest’ambizione che fin da piccini respiriamo, associandola all’amore di coppia, quanta importanza ha! Come se quando mi innamoro di qualcuno, questo qualcuno dovesse essere “la persona di tutta la mia vita”. Come in una caccia al tesoro; dove si concorre per conquistare un premio che va tenuto stretto per tutta la vita. Perché poi chissà se lo ritrovo, un tesoro come questo!

Dunque le relazioni iniziano (quando riescono a iniziare) con un’aspettativa grande di eternità che poco corrisponde alla mutevolezza dell’evoluzione. Iniziano con un’intrinseca sensazione di scarsità che fa, del partner, il votato a compensare quella carestia; quasi che fosse irripetibile un “insieme”.

Finché morte non ci separi – Relazioni – Aspettative di eternità

Finché morte non ci separi…

Questa formula a me è sembrata sempre estrema e anche un po’ tetra, per una festa gioiosa come quella in cui si celebra l’amore. Quasi come una minaccia incombente, un carcere a vita, l’implicita inclusione della vedovanza sull’altare.

In un certo senso ha senso. Anche la nascita, la nuova vita, reca intrinseca la morte. Tuttavia quando qualcuno nasce, nessuno gli dice: benvenuto al mondo “finché non morirai”.

Cosa vuol dire allora, in una relazione d’amore, quel “finché morte non ci separi”?

Vuol dire che io e te, staremo insieme finché avrà vita la nostra relazione così come la consacriamo oggi.

Vuol dire che, ben lungi dal convergere nel lutto fisico, potremo sperimentare il lutto dell’illusione e delle aspettative con cui abbiamo rivestito questo “noi”, adesso.

Perché né io né tu possiamo garantire che ci ameremo a vita, per sempre. In primo luogo perché il futuro non esiste ancora; poi perché viviamo in un eterno cambiamento e non è detto che, crescendo, cambiamo nello stesso modo. Potremmo crescere in direzioni differenti e questo non necessariamente avrebbe a che vedere con l’amore che finisce.

Può capitare che ti voglio bene, ma non ti amo più col desiderio di una volta. Che sei a me caro, ma più come un fratello o una cugina che come un compagno. Che come accade con i gusti, il nostro sentimento cambi e questo è OK anche se può far male, come una morte appunto.

Quella che ci separerà.

Viviamo allora nella gioia il momento presente in cui l’amore è vivo! Diamo tutti noi stessi al progetto di un futuro in divenire; perché siamo creati per creare, per costruire, per moltiplicarci ed arricchire le nostre esistenze con raffinati intrecci e relazioni.

Relazioni che, giorno dopo giorno, riflesso dopo riflesso, ci aiutano a conoscerci sempre di più e amarci sempre meglio. E quando mi amo meglio, riesco ad amare meglio anche l’altro.

La relazione dunque non è già più il tesoro della caccia, il premio; quella conquista da tenere stretta perché poi chissà se ne ritrovo un altro. Diventa piuttosto un’esperienza. Un conoscermi attraverso l’altro e crescere con questi. Per una vita o forse solo un anno, magari un mese; comunque il tempo necessario a darci, reciprocamente, il pezzo del puzzle dell’evoluzione che eravamo pensati per scambiarci.

Finché morte non ci separi – Relazioni – il momento presente

L’altro non mi appartiene, né io appartengo all’altro. Il primo vero dono d’amore che possiamo mettere in comune, è la capacità di vivere quel lutto intrinseco; che prima o poi si esprimerà. Come nel ciclo naturale della vita.

Il lutto dell’ideale che ho di te, che tu hai di me. Il lutto della certezza del “per sempre”; un’illusione che si infrange al confine della mia e della tua libertà di cambiare direzione. Perché oggi, sull’altare dell’amore che celebriamo insieme, posso prometterti che ti sarò fedele e che ti amerò, ma solo

Finché morte non ci separi.

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